Il Suono dell’Universo
Spazio Nerudo vi invita al:
Corso teorico pratico per imparare a suonare
le Campane Tibetane Armoniche
Domenica 26 Novembre, 2017
dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 14.00 alle 17.00
Il corso è aperto a chiunque desideri imparare a suonare le ciotole tibetane e conoscere le potenzialità del Suono Armonico.
Ogni partecipante può portare la propria campana, per chi non ne possiede, ne verranno messe alcune a disposizione.
Il corso introduttivo seguito dalla pratica personale, dà la possibilità di accedere per chi lo desidera
alla Formazione in Massaggio Sonoro con le ciotole tibetane armoniche
tenuto da Albert Rabenstein.
Il corso fornisce crediti di entrata alla Scuola Rinascere nel Suono per Operatori Olistici del Suono.
Durante l’incontro:
conosceremo le ciotole
conosceremo i loro suoni
impareremo i diversi modi di suonarle
e come riequilibrare il corpo con il suono.
Si consiglia abbigliamento comodo.
E’ prevista la pausa pranzo di 1 ora dalle 13 alle 14
Il costo del corso è di 60€
Per infomazioni ed iscrizioni scrivere a info@nerudo.eu oppure telefonare al 333.7642474
Yoga-Qi Gong-Pilates
In uno spazio di pace e armonia sono iniziati i nostri appuntamenti con il benessere psicofisico, Yoga, Qi Gong e Pilates. Nella nuova sede di Spazio Nerudo in Via Pecchio, 18 ang. C.so Buenos Aires a MIlano. Ci vedremo ogni giorno per ritrovare uno spazio emozionale con il nostro benessere.
Gli orari sono :
Lunedi: ore 13 -14 ; 19,30-20,30; 20,45-21,45
Martedì: ore 7,30-8,30; 9-10; 19,30-20,30
Mercoledì: ore 13-14
Giovedì; ore 10-11
Una volta al mese ci saranno workshop nei fine settimana con diverse fgulre dello yoga e del welness
Per informazioni e iscrizioni telefonate al 333.7642474 o scrivete a segreteria@nerudo.eu
A novembre inizieranno le lezioni di Fly Yoga per principianti ed esperti.
Avere coraggio
Ammiro chi sa rendere migliore lo spazio della sua esistenza e agisce senza scorciatoie e nascondigli, Sono come sospinti da un fuoco invisibile che li rende vivi.
Coraggio
In un confronto tra Davide e Golia le persone coraggiose ci lasciano eredi del senso della possibilità. Loro ci mostrano scenari di realtà inaspettata Tante lotte passano sui visi della gente, le scorgi se le guardi negi occhi perchè scavano solchi di umida speranza. Nel tempo Mi sono chiesta se sono stata capace di tanto ardore, impavida, e mostrare le mie fattezze di carne e sogni . Poi ho capito.
Il vero coraggio non è agire senza paura ma malgrado essa.
Tapping kinesiologico
Taping kinesiologico: come funziona e a chi serve
La tecnica del Taping kinesiologico viene utiizzata da anni dai professionisti che lavorano al Centro Nerudo al fine di migliorare la postura e le condizioni di rigidità muscolari causate da movimenti disarmonici, posture scorrette e rigidità di movimento. Il Taping Kinesiologico è una metodica di intervento sul corpo studiata e commercializzata negli anni ’70 dal chiropratico ed agopuntore giapponese Kenzo Kase.
Tecnica
Il Tapping kinesiologico fa uso di bendaggi elastici in cotone, detti Kinesio Taping o Kinesio Tex Tape, che riprendono le caratteristiche di elasticità, traspirazione e flessibilità della pelle umana. Le specificità del Tapping sono state elaborate da Kenzo Kase per poter contrastare le infiammazioni muscolari e come miorilassante. La tecnica di Tapping kinesiologico supporta gli atleti durante eventi sportivi dove le fasce muscolari subiscono un notevole stress da lavoro.
I casi in cui si può applicare il Taping kinesiologico.
Utile nella sindrome del tunnel carpale, nel dolore da emicrania, nelle lombosciatalgie, ernia del disco, problemi alle piante dei piedi. L’applicazione di questi bendaggi adesivi colorati.
Come funziona il Taping kinesiologico?
Secondo R. Bellia fondatore dell’Associazione Italiana Taping Kinesiologico, stimola la vascolarizzazione e i propriocettori, genera spazio nei tessuti al pari di una stimolazione sensoriale e meccanica in modo non invasivo e senza l’uso di farmaci.
Attiva le capacità di autoguarigione del corpo alleviando dolori muscolari e edemi sottocutanei.
Favorisce l’allineamento delle articolazioni e il rilassamento dei muscoli. .
Il tape utilizzato è totalmente privo di lattice, ed il suo particolare design ad onda lascia passare l’aria sollevando l’epidermide, dando modo all’umidità di fuoriuscire.
Resistente e confortevole, può essere indossato per anche 3 o 5 giorni ad ogni applicazione.
Per informazioni:
info@nerudo.eu
tel 02.84348081 / tel 333.7642474
Ayurveda, l’Arte medica dell’antica India
La visione del particolare come rappresentazione del Tutto.
L’India, nella sua visione della vita ha sempre considerato la realtà parte di qualcosa di molto più grande. Ogni “sistema” sia esso: l’Uomo, la Natura, la Terra, o l’Universo è percepito in costante dialogo e in silenzioso interscambio con gli altri “sistemi”.
Su queste premesse sono state fondate le arti curative indiane più di 5000 anni fa, così ha preso forma l’Ayurveda, arte terapeutica le cui testimonianze sono state rinvenute negli antichi testi sacri “Veda”. Lo scopo è l’armonizzazione delle caratteristiche peculiari dell’individuo con l’ambiente in cui vive, in una continua relazione con le parti del Tutto, inteso come ogni singolo piano energetico visibile e invisibile.
L’Arte curativa dell’antica India, l’Ayurveda.
L’Ayurveda prende in esame tutti i livelli dell’essere umano alla luce dei Tridosha, cioè dei tre elementi da cui tutti i fenomeni si originano, vivono e muoiono: Kapha (flusso), Pita (energia) e Vata (struttura).
Queste tre forme energetiche simbolicamente associate al sole, alla luna e al vento fanno riferimento alla loro azione di spinta, conversione e unione.
I 3 Dosha governatori delle nostre energie dense e sottili.
Ogni nostra funzione fisiologica, mentale e percettiva è regolata da 3 Doshas che assumono una valenza diversa se sono considerate sotto l’aspetto di Purusha (materia), o Prakriti (essenza).
Cosa son i Doshas?
I Doshas sono le 3 costituzioni fondamentali, essi sono formati dalla combinazione dei 5 grandi elementi: aria, acqua, fuoco, terra e etere. I Tridosha sono le forze che governano l’infinitamente piccolo come le cellule degli esseri viventi, fino all’infinitamente grande, come l’Universo intero.
A loro volta, le tre costituzioni (doshas) si combinano dando origine alla qualità peculiare che fa di noi esseri unici.
Kapha, Pitta, Vata.
La principale funzione di Kapha è la Protezione, di Pita è la Trasformazione e di Vata il potere di influenzare gli altri Doshas. Queste tre energie presenti in ciascuno di noi, in percentuali diverse, generano i cinque elementi (Panchamahabhuta) che costituiscono l’Universo intero, cioè Acqua, Terra, Fuoco, Aria, Etere. Da queste combinazioni prendono forma i 7 tipi di costituzione individuale psico-fisica:
Vata
Pitha
Kapha
Vata – Pitha
Vata – Kapha
Kapha – Pitha
Vata – Pitha – Kapha
Mantenersi in buona salute è un affare serio.
L’Ayurveda considera di fondamentale importanza la prevenzione e la salvaguardia della buona salute.
Ai fini terapeutici le funzioni del corpo sono suddivise in tre parti che corrispondono ai requisiti di ogni dosha.
A Vata corrispondono tutte le funzioni che hanno a che fare con l’Aria: la respirazione, la produzione di suoni, il tratto digestivo e la vescica.
A Pita, a cui corrispondono il fuoco e la terra, fanno capo le funzioni degli occhi, del fegato, della milza, del cuore.
Kapha, influisce sul flusso e deflusso dei liquidi corporei: la saliva, il liquido cerebrospinale, sperma, succhi gastrici, cardiaci e quelli articolari.
Nel nostro corpo gli elementi si possono trovare in posizione di armonia o disequilibrio, dal loro stato dipende, quindi, la nostra buona salute o la malattia.
In base ai disequilibri la medicina indiana si approccia con diverse metodologie terapeutiche che vanno dai trattamenti al corpo con oli, erbe e impacchi, alla sauna con le erbe curative, all’alimentazione fino a correggere i disagi piscologici con trattamenti alla testa, dieta e pratiche quotidiane.
Secondo l’Ayurveda l’Uomo deve essere aperto a una trasformazione globale, a un rivoluzionario cambio delle proprie abitudini così da poter raggiungere un benessere totale.
Come l’onda ritorna al mare, così destino e dovere dell’uomo è ritornare a quell’Assoluto da cui proviene.
Ma l’onda è sempre mare, come l’Uomo è sempre Assoluto. La separazione è un’illusione.
(Swami Joythimayananda)
Il lutto vissuto dai bambini
La perdita e il lutto.
Quando si affrontano discorsi sulla perdita si tende a pensare esclusivamente alla morte,
l’elaborazione del lutto comprende un ben più vasto campo di significati: un genitore che si separa, la perdita della propria casa, il trasferimento in un’altra città o semplicemente lo smarrimento del pelouche preferito.
Non si è mai abbastanza pronti per affrontare un forte cambiamento.
Tutti gli eventi che in qualche modo ci colgono impreparati hanno, come peculiarità, un particolare grado di traumaticità In generale, gli adulti tendono ad avere atteggiamenti di evitamento o di rifiuto di fronte a questi accadimenti.
Parliamone, insieme il peso si sostiene meglio.
In Italia ancora poche sono le persone che dopo aver subito una perdita decidono di volerne affrontare l’impatto emotivo chiedendo sostegno a uno psicologo.
Molti cercano di convincersi di aver superato la sofferenza accantonando l’esperienza in un angolo della mente o sforzandosi di dimenticare in fretta.
In base alla mia esperienza, questo tipo di atteggiamento radica ancora di più il lutto e lo rende subdolamente pervasivo nella quotidianità, trasformando, inesorabilmente, poco per volta la persona e il suo ambiente.
Cosa posso fare?
In genere per prevenire problematiche dovute alla non elaborazione del lutto è consigliato rivolgersi a uno specialista entro le 2 settimane dall’avvenimento.
Se malattia e morte sopraggiungono ai membri all’interno del gruppo familiare, gli adulti cercano di attutire l’impatto doloroso nei confronti dei minori, nella convinzione che l’infanzia debba essere preservata a tutti i costi da tutte le fonti che elicitano dolore. In realtà, questo atteggiamento che stimola maggiormente la curiosità dei bambini porta ad ottenere il risultato opposto. Col tempo si è cominciato a comprendere che uno dei risultati più devastanti del tabù sul lutto consiste proprio nel lasciare solo il bambino di fronte all’angoscia da esso derivante. Gli adulti, di fatto, sono molto distanti dai contenuti ideativi infantili riguardo questo argomento; in realtà, loro riescono ad essere più profondi e evoluti di quanto i grandi possano ipotizzare. Le errate convinzioni “dei grandi” li portano a sottovalutare le domande dei bambini , a fornire pochissime spiegazioni e, ancor peggio, a sviare il discorso lasciando dei vuoti che, invece, sarebbe opportuno colmare; ciò permetterebbe l’acquisizione graduale di cognizioni utili allo sviluppo di nuove consapevolezze. Malattia, atti cruenti, morte sono esperienze che fanno parte della vita di ogni giorno a tutti i livelli dell’esistenza, malgrado ciò, questi accadimenti non ci trovano mai abbastanza preparati, e il percepirli con un senso di ingiustizia, inevitabilità, impotenza, non predispone a considerarli meno portatori di dolore e paura. L’età infantile non è immune all’eterogenea portata emozionale conseguente a queste circostanze. La Anthony (1975) sostiene appunto che “Il pensiero della morte può determinare ansia nei bambini ad un’età molto tenera, senza che la loro conoscenza limitata li porti a misconoscere la vera natura del fenomeno”. Tempo e morte sono concetti strettamente interconnessi, interagiscono in un movimento armonico continuo, Wallon (1970) raccolse numerose antinomie di pensiero dovute alla difficoltà dei bambini di concepire il tempo come concetto scisso dalla propria esistenza. Secondo la Anthony, il bambino riesce a comprendere il significato della morte solo quando acquisisce i più elementari concetti temporali ed è così in grado di spiegare i fenomeni naturali, cioè non prima dei 3-4 anni. Anche il bambino molto piccolo rimane colpito da questa esperienza, dal momento in cui essa è legata a una vasta gamma di rappresentazioni dell’angoscia da separazione e di perdita causate dai dettagli percettivi legati a tale avvenimento. Giocoforza, non possono che diventare pregnanti sia nella sua esperienza cognitiva che nella sua esperienza affettiva. Pur apprendendo dal proprio contesto sociale le strategie per rispondere alle esigenze dell’ambiente esterno i fanciulli sono dotati, diversamente dagli adulti, di un’analisi qualitativa esclusiva dell’infanzia, che, personalmente, chiamo “allargata e poetica “; un deposito eterogeneo di potenzialità creative e sagge consapevolezze, capaci di stupire e disarmare gli adulti. Queste peculiarità li dispongono verso una maggiore reattività e a un senso minore di evento subìto, vissuto più come mediato e ragionato col “senso della vita”. Queste facoltà sono ulteriormente sviluppate se al loro bisogno di comprensione e di sostegno nella sofferenza ci sono adulti consapevoli che comprendono l’importanza di avere un dialogo aperto e sincero con loro. Secondo la Furman, se nell’ambiente familiare e scolastico i bambini crescono accanto a persone che li seguono nella comprensione di questi eventi, cominciano, sin dall’età di due anni, a sviluppare un concetto concreto della morte, imparano così a distinguere fra la separazione dovuta a un lutto, quindi irreversibile e definitiva, dalle separazioni momentanee. In base ad un’analisi accurata, le credenze che il bambino costruisce nel suo interno, dipendono dalla connessione fra i processi di assimilazione e accomodamento che egli intrattiene con i genitori e, la relazione tra questi processi complementari e la sua visione personale della vita. Altre consapevolezze giungono per tappe cognitive, l’una riguarda la distinzione tra il morire e il dormire che non sopraggiunge prima dei 4-5 anni, l’altra è l’universalità della morte. Al fine di sostenere i bambini nell’elaborazione di un lutto è necessaria una ristrutturazione emozionale da parte del genitore che sta vivendo lo stesso trauma, in modo da essere emozionalmente in sintonia col livello cognitivo e percettivo del fanciullo. Di fatto, il problema del lutto può essere un’esperienza traumatica nei primi anni di vita (4-6 anni), il fatto che sia derivante dalla paura della separazione la rende prodromica di conflitti interiori e di angoscia. Nei bambini di 8-9 anni potrebbe essere percepita come aggressione nel momento in cui il fatto è subito e non scelto, oppure, in entrambe i casi, potrebbero coesistere i due fattori percettivi. La perdita comporta un lavoro psichico faticoso e difficile per tutti, adulti e bambini. La qualità dell’impegno che si mette nell’elaborarla può renderla traumatizzante oppure, senza togliere significato al dolore, suscettibile di nuove consapevolezze.
Articolo di Romana Prostamo