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Il libro “La stella che si tuffò nell’oceano”

La vita è un mistero esaltante.
Non è un’equazione da risolvere, ma un insieme composito di realtà da conoscere: un flusso che sorprende con scenari mai una volta uguali.
Questa è la storia di Romana, una bambina che sa cosa l’aspetta ancora prima di venire al mondo e de suo viaggio tra le sfumature della natura umana. Alla nascita riceverà tre doni, complicati da gestire, che la spingeranno a crescere in due realtà opposte, ognuna regolata da proprie leggi, dove imparerà che gli avvenimenti sono connessi fra loro.
L’incontro con personaggi surreali, tra cui: il Viaggiatore, la Seriosa, la Solitudine l’aiuterà a osservare i sentimenti e le emozioni da prospettive diverse, dando vita a un continuo confronto tra una lei bambina e una lei adulta, sulla possibilità per l’individuo, di essere potenziale protagonista di una profonda rinascita spirituale ed esistenziale. Un libro di incoraggiamento e ispirazione che tratta e approfondisce i grandi temi che riguardano l’animo umano, la vita, l’amore e la realizzazione.
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Body e Fat Shaming. Storia di un corpo maledetto

IL BODY SHAMING e il FAT SHAMING

La prima locuzione ha come significato letterale  “un corpo di cui ci deve vergognare”La seconda è “la vergogna di un corpo in sovrappeso”.

La parola vergogna è la linea d sollineatura che evidenzia senza sbavature l’accanimento crudele di chi, senza pietà, deride e umilia una persona che ha, non per scelta, una pelle di un colore diverso, delle rotondità molto pronunciate, un corpo non armonico o fa uso di supporto correttivo..Una vera e propria forma di bullismo indirizzata verso chi ha “osato” non rispettare i canoni della bellezza che travalica i confini dell’età infantile/adolescenziale per strabordare ed inquinare la mente e l’anima di tutte le età .

Mio figlio mi dice spesso quando mi vede soffrire e a volte piangere di fronte alla crudeltà degli uomini, “Mamma ma tu non fai testo in questo mondo, sei un’irrinunciabile idealista” e continua scuotendo la testa un pò sconsolato come se fossi ormai allo stadio terminale “ per te dovremmo volerci tutti bene e nessuno dovrebbe fare del male, eppure come vedi non è così”

Lasciatemi chiedere, “Perché”?

Perchè noi che dovremmo riconoscerci l’un l’altro come esseri tutt’altro che perfetti e accettarci come tali rifiutiamo i difetti che ci caratterizzano? 

Come terapeuta vengo a contatto quotidianamente con le persone e guardandole negli occhi e mi immergo in pozzi profondi di dolore, vergogna, smarrimento; ciò mi procura un senso di compassione (nel significato buddhista).

Mi ricordo che quando ero alle elementari ho dovuto mettere gli occhiali, “quattrocchi” era il termine più gentile che ricevevo.Tale esperienza mi fece vergognare di me stessa tanto che cercavo di non indossarli se non obbligata. Mi ci sono voluti anni per scrollarmi di dosso quel disagio.

 

 

 

L’onorevole Filippo Sensi, vittima di Fat Shaming 

Essere vittima di Body o Fat Shamin è come salire sul banco degli imputati dove vieni giudicato colpevole per le tue “inesattezze fisiche” e condannato, seppur innocente, ad anni di derisione e crudeltà verbali.

Poco importano gli effetti devastanti che ne conseguono alla povera vittima che si sentirà  sbagliata, inadatta, non meritevole di attenzione, che verrà isolata in modo tale che gli atti di bullismo verbale abbiano una maggiore eco specie quando la esponi al pubblico ludibrio pronta per essere lapidata, non con pietre ma con qualcosa che fa più male, le parole.Oggi, ad esempio, con il cyberbullismo ogni singolo anfratto della vita di ognuno può essere reso pubblico a tutta la comunità, per cui l’umiliazione non si ferma più a pochi compagni di classe o conoscenti ma dilaga come uno Tzunami.

A farne le spese sono, in gran parte, le donne e per ironia della sorte sono proprio molte donne a indirizzare le offese verso la loro stessa identità di genere.Parliamo d grandi numeri, in Italia il 68% delle donne, in Corea il 72%, in Indonesia il 60%, negli USA 80%, ecc.

Le conseguenze? Un profondo senso di vergogna di sé, frustrazione, tendenza ad annullarsi, il craving alimentare, depressione con conseguenze a volte infauste con atti di suicidio.Molte ragazze arrivano ad attuare il “comportamento di autoferimento” (autolesionismo) per aver sviluppato odio verso il proprio corpo.Provate, per un attimo, ad immaginare la prigione più stretta in si può essere rinchiusi, il proprio corpo.Quel corpo da cui si vorrebbe scappare, nemico dell’anima che lo abita, che costringe a vivere esperienze dalle quali non ci si può allontanare.

Cosa si fa a quel corpo che è l’unico vero nemico che viene identificato? Lo si dilania, lo si ferisce tanto lo si disprezza, lo si fa abbuffare per consolarlo, lo si fa cambiare forzatamente per silenziare tanta crudeltà.

E il senso di vergogna spezza l’Io della vittima, lo piega in se stesso per senso di protezione, lo fa perdere nelle pieghe del suo essere troppo imperfetto per la società.Quel che è peggio è che questi sentimenti dal momento che si incistano dentro procurano così tante ferite che difficilmente si richiuderanno se non con tanto coraggio di affrontarle.La mia opinione è che a far del male agli altri è chi soffre dentro di sé, si direziona il dolore sugli altri per silenziare il proprio, un modo di condividere il disprezzo che si ha per se stessi scaricandolo sugli altri.Non ho mai conosciuto una persona in pace con se stessa che facesse del male a qualcuno.Partendo dal fatto che nessuno è perfetto imparare ad accettare e successivamente innamorarsi dei propri difetti dà la forza per contrastare le maldicenze altrui.

E’ importante chiedere aiuto quando si capisce di non farcela senza per questo sentirsi sminuiti.

Mai arrendersi, le situazioni possono cambiare se dentro di sé c’è la speranza di riuscirci, magari non da soli, ma l’importante è comprendere che NON si è sbagliati solo perché qualcun altro ce lo dice, chi fa del male dimostra solo il grande smarrimento che ha dentro di sé, non bisogna farlo proprio.Per cui, quando ci capita di ferire qualcuno pensiamo al fatto che gli stiamo semplicemente proiettando il nostro mondo interiore.

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Progetto Bambola di scrittura automatica

Ognuno ha nel cuore delle parole “non dette”che vorrebbe comunicare a qualcuno o a qualcosa.

Parole che girano dentro l’animo e non escono, tenute dentro a scrigni di opportunità mancate, timori, dimenticanze.

Tuttavia, ogni tanto riaffiorano.Scrivere lettere è un atto a cui la nostra volontà non pensa più, accantonato nel magazzino della mente come “desueto”; la comodità delle mail, le chat, le immagini, forniscono messaggi molto più veloci e immediati senza per questo richiedere chissà quale bravura letteraria.Eppure ha in sé in grande fascino, ha la capacità di dare pace, di chiarire idee, di chiudere un contenzioso con la Vita.

Questa è la ragione che mi ha spinto a dare vita al progetto che vorrei diventasse un libro ( il titolo nascerà dalle lettere), che coinvolge tutti noi.

Vorrei essere la vostra “Bambola di scrittura automatica” così da tradurre in parole ciò che sta nel vostro cuore e che vorreste comunicare a voi stessi, un familiare presente o passato, un amico o un nemico, un conoscente, oppure dedicata a un momento della vostra vita.

Tutto in assoluta riservatezza a meno che non siate voi a decidere di firmarla.E, semmai, portasse profitti, dividerli in parti uguali per ciascun autore della lettera.

Chi sono le Auto-Memory Dolls e come è nata questa figura?

Erano copiste ( chi lavorava scrivendo a macchina) con capacità compositive straordinarie  che, in epoche ormai lontane,  compilavano  lettere per le persone che avevano la necessità di comunicare con qualcuno: un figlio in guerra, un’amata, un familiare, un politico, con chiunque ci fosse la necessità di comunicare.

La loro abilità di scrittura era la dimostrazione di quanto le parole siano potenti.

Facevano da trait d’union tra il mittente e il destinatario del messaggio con maestria sublime, descrivendo con profondità e acutezza ogni sentimento, emozione volesse essere trasmessa.Nella loro arte epistolare riuscivano a lenire il dolore nel cuore, lo smarrimento, trovavano i dispersi in guerra, costruivano alleanze, comunicavano con politici.

Oggi in un momento in cui siamo stati costretti a un’immobilità a cui non eravamo più abituati il tempo nel suo dilatarsi ha fatto riaffiorare, in molti di noi, i pensieri dimenticati, le emozioni sopite e mai come nel silenzio la loro voce si erge potente.Cogliamo l’occasione di esprimerli, per noi, per una persona a cui abbiamo voluto bene, per la Vita, sia esso un urlo straziante che un sentimento bisbigliato.

Semmai riuscissi nel progetto a voi rimarrà un ricordo come un album di fotografie di un momento importante della vostra vita.

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Darwin e l’ereditarietà psichica

Darwin ci ha parlato di ereditarietà.

“A volte penso che la solitudine scorra nel mio sangue, qualcosa che viene tramandato di generazione in generazione” disse M..

Forse tutto quello che scorre nelle vene dei nostri genitori e dei nostri avi attraversa costantemente anche noi solo che non ne siamo consapevoli.

D’altronde noi siamo il frutto dei nostri predecessori e l’anello di congiunzione che passa il testimone ai nostri figli e ai figli dei nostri figli in una comunicazione perpetua e monocorde.

Certo da questo ragionamento traspare un senso di ineluttabilità.

In realtà vuole essere più una disamina cruda e realistica del substrato informazionale con cui dobbiamo relazionarci a ogni singolo respiro che facciamo in vita.

“Io non sarò mai come mio padre, sarò un compagno e un genitore migliore” disse M.

Ebbene, prima di dare ragione a M. ci sono passi fondamentali da compiere.Il primo è riconoscere che nello sforzo di non assomigliare al padre M. si sta comportando esattamente allo stesso modo.Questo è il passaggio più difficile, orgoglio e presunzione sono avversari di tutto rispetto.Dopo questo passaggio l’altro scoglio è accettarlo!

Bella lotta. vi immaginate l’IO di M. che incrina l’idea che ha di se stesso ammettendo i propri errori? Quando M. raggiiunge quel traguardo  con estremo coraggio, perchè tanto ne serve, è diventato un eroe.

Dopo questa fatica ercoliana può dialogare con i suoi  imprinting generazionali, farseli amici, ascoltare cosa hanno da dirgli ( a dispetto di quanto si voglia fare, sarebbe bene sentire i messaggi che il mondo interiore vuole comunicare) e costruire un ponte tra loro e quello che idealmente vorrebbe essere e diventare.

A ben pensare c’è sempre una o più tracce di diversa natura nel sangue di M. ma anche nel nostro che hanno origine passata con le quali dobbiamo fare i conti volenti o nolenti.

C’è una frase bellissima che porto sempre nel cuore per non dimenticarmi la mia responsabilità e la mia importanza, come essere umano.

“La nostra vita non è nostra. Da grembo a tomba siamo legati ad altri, passati e presenti e da ogni crimine e ogni gentilezza generiamo il nostro futuro.” 

(Cloud Atlas)

Se ci si riflette bene abbiamo un’inclinazione a un determinato comportamento, un approccio alle situazioni della vita, un disturbo corporeo che sono concomitanti con quelle dei nostri genitori, dei nostri nonni e se, andassimo più a fondo anche dei nostri avi.

Un’informazione genetica ereditaria.

Insomma siamo uniti al nostro passato e lo siamo al nostro futuro generazionale .

Siccome io non credo nel fatto che ciò che è ereditario per forza si debba manifestare, malattie comprese, sono più dell’idea che tutto questo si possa conclamare si certo, può, altresì, rimanere silente e addirittura possa essere trasformato..

Se pensassi il contrario allora vorrebbe dire che sicuramente morirò di cancro solo per il fatto che i miei genitori hanno trovato la loro fine grazie ad esso.

Se alcuni tratti diventano manifesti e sicuramente lo diventano, allora ho fatto in modo che questo accadesse; ma come ho il potere di farli comparire ho la possibilità e la responsabilità verso me stesso e le mie generazioni future di fare qualcosa per modificare questa informazione.

Posso cambiare il mio atteggiamento, il mio modo di interpretare la vita, posso modificare come mi alimento e come nutro la mia parte “spirituale” e la parte “materiale”, posso imparare a non avere più le stesse paure o fragilità . Posso, partendo dalla mente, trovare altri paradigmi in modo tale che l’informazione venga modificata.

In questo modo arriverà un giorno in cui nel sangue di M. non scorrerà più solitudine, che pur nato povero con una famiglia piena di debiti M. non condannerà anche se stesso e le sue generazioni future a vivere una vita infelice .

Tutta la trasformazione avviene dentro la mente ( da non confondere con il cervello).

 È necessario che M. abbia la forza di provare empatia verso se stesso, ammettere il vero e trasformarlo facendo spazio alla fiducia nelle proprie capacità, sviluppare la Fede nel dare per certo un risultato che per ora è stato solo ipotizzato, avere la capacità di vedere se stesso in un multiverso dove viene vissuta una vita totalmente differente e più appagante.

Solo una dimensione riconosciuta come vera dalla nostra mente più diventare reale nella vita che si sta vivendo.

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La dolcezza negata.

L’amore è l’unico dolce che non ammala.

Seduto davanti a me una persona mi racconta di un problema relazionale con amici e colleghi, sa dottoressa “Soffro perché in ogni mio rapporto metto il cuore anche quando dovrei mettere la testa”, tra le varie domande chiedo “Per caso soffre di pre-diabete o diabete?”, risposta: “si, come fa a saperlo?”.Di converso, se una persona viene in studio per il diabete gli chiedo come sia la sua vita affettiva familiare, “mah, molto dolorosa”.Ecco la storia di un vuoto affettivo che si trasforma in malattia a cui è necessario rispondere su due piani d’intervento differenti, la psiche e il soma.Personalmente uso in tandem la terapia e la Medicina Tradizionale Cinese e BIofotonica.

Simbolismo psicosomatico del diabete.

Per comprendere a fondo questa patologia è necessario prendere in esame l’analogia tra il processo biochimico del diabete e quello del digiuno.

Le cellule del diabetico, non potendo far uso del glucosio da metabolizzare, si servono di altri nutrienti per compensare le necessità organiche, lo stesso che nei casi di mancanza di cibo.

Come tutti sappiamo l’elemento primario conosciuto dall’essere umano che da energia al corpo e nutre la parte affettivo-emozionale è il latte materno.

L’apprendimento che il bambino riceve nell’allattamento è l’appagamento dei suoi bisogni, cibo e la presenza della madre= amore.Nutrimento e relazione affettiva sono per cui inscindibili, lo si può notare molto bene nella valenza che diamo alla qualità e alla quantità di cibo che ingeriamo.Da adulti questa liaison profonda porta all’interpretazione del conflitto psichico di un genitore non sufficientemente affettivo.

Il bambino o l’adolescente ha un rapporto di forte dipendenza dalla madre che se è tendenzialmente contraddittoria nei suoi messaggi affettivi tanto da risultare altalenati tra momenti di grande dolcezza a quelli di forte giudizio e aspettative, può essere la causa scatenante del diabete infantile di tipo I.

Di fronte a questa ambivalenza comportamentale il bambino percepisce forte disagio per cui attua meccanismi di evitamento, nei confronti della madre,ipoglicemica=poco dolce.Questo particolare schema psichico influenzerà la vita della persona che sarà costretta a umanizzare tutte le relazioni, anche quelle lavorative per non creare conflitti e sentirsi giudicato.

Durante le fasi di sviluppo l’adolescente attraverso la malattia diabetica crea, nel suo inconscio, una madre che lo nutre, simboleggiata dall’iperglicemia. In questo modo il senso dell’affettività interiore verrà garantita.

Il diabete assume per cui 2 funzioni, il livello di glucosio=amore nel sangue rimane sempre alto, pur tuttavia, non potrà essere utilizzato per nutrire cellule e organi.Questo meccanismo assicurerà la permanenza ideale del genitore ma non permette alla persona di svincolarsi e affrancarsi da bisogno affettivo.Nel caso del diabete di tipo 2 l’indipendenza dalla madre=bisogno di affettività è più forte, l’ambivalenza materna o genitoriale è stata meno invalidante e questo ha permesso una maggiore autonomia dell’adolescente.Spesso, il diabete di tipo 2 si manifesta subito dopo il sopraggiungere di un’esperienza traumatica come un incidente, la perdita del lavoro, di una persona cara, una separazione.Le esperienze traumatiche si ricollegano alla memoria del vuoto affettivo infantile e così si riattiva la dipendenza ancestrale dalla madre.Se non curata questa forma di diabete attacca gli organi più importanti che psicosomaticamente rappresentano l’indipendenza dal genitore: gli occhi, i reni, il fegato, il pancreas e gli arti inferiori.

I soggetti diabetici hanno avuto un’infanzia molto difficile, hanno vissuto conflitti affettivi, separazioni precoci, subito maltrattamenti da parte di familiari.La malattia è in ogni caso il bisogno impellente di sentire dentro la dolcezza appagante della madre o di entrambi i genitori fondamentale per rispondere adeguatamente a tutte le situazioni della vita.

Ripeterò all’infinito che l’Amore è il terreno che nutre ogni forma di vita, l’Amore è la cura.

Con affetto

Romana

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IL GIOCO, dialogo con l’esistente e conoscenza dell’esistenza.

Il gioco infantile è lo spazio dove depositare e intrecciare contenuti interni ed esterni e con il quale il bambino impara a conoscere l’esistente e ad interpretare l’esistenza.

E’ un impulso che nasce dal concetto del Principio di piacere il quale, col tempo, origina nel bambino una graduale organizzazione di eventi emotivi interni e realtà esterne interiorizzate.

Gli eventi interni ed esterni maturano e riflettono i loro significati nella manifestazione visibile del gioco.

Di grande importanza è il gioco imitativo attraverso il quale il bambino colloca le proprie emozioni e i propri pensieri nello spazio esistenziale.

Nel momento in cui comincia ad esprimersi col gioco, il bambino inizia ad acquisire consapevolezza del limite dettato dal suo stesso corpo e dal suo movimento. 

L’attività ludica ha necessità di esprimersi fisicamente e verbalmente, diversamente rimarrebbe esclusivo appannaggio della mente e dell’immaginazione trasformandosi in gioco di fantasia o sogno.

Una forma pensata e vissuta senza i contenuti apportati dal confronto con la realtà.

Ciò che ha forma mentale rimane sospeso nel pensiero e manca di concretezza.

E’ un’attività presa molto seriamente dai bambini, se da una parte c’è un grande appagamento del principio di piacere (inconscio), che porta a perdersi nei ruoli imitativi, nella fantasia, sperimentando un espanso senso di soddisfazione, dall’altra è un insieme ben definito di azioni atte a conoscere il proprio ambiente esterno ed interno e coi quali il bambino si rapporta attimo dopo attimo e nel quale trova il modo di confrontarsi.

Il gioco e il divertimento vengono categorizzati nell’esperienza diversiva.

Il comportamento esplorativo porta ad esporsi in ogni evento che offra un buon livello di stimolazione premiante e piacevole, variabilità e afflusso di informazioni.

L’attività ludica è fondamentale al bambino per costruirsi significati, nel momento in cui si rappresenta attraverso la costruzione mentale la realtà personale.

Il modo in cui esperisce l’ambiente esterno nello spazio e nei confini fisici, e lo scambio delle esperienze ludiche con le rappresentazioni della realtà, così da utilizzare al meglio le capacità cognitive.

Con il gioco il bimbo sperimenta la mentalizzazione.

Dal momento in cui deve focalizzarsi sui propri e sugli altrui stati mentali, interpretando diversi ruoli, diviene l’attore consapevole dei pensieri degli altri, c’è una coscienza netta che quei pensieri non gli appartengono in quanto tutto è un gioco di finzione, “io faccio finta di essere te che interpreti un ruolo e hai determinati pensieri”.

A parte tutte le considerazioni sulle osservazioni che da tempo si fanno per comprendere che tipo di valenza abbia il gioco per il bambino, rimane quel piacere intoccabile per lui di potere interpretare molti ruoli e di vivere molte realtà parallele rimanendo perfettamente se stesso. Piacere che ci portiamo avanti anche da adulti.

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Anestesia Cosciente

Pensate a una vostra paura profonda, destabilizzante, e il caso dell’Anestesia Cosciente la calza a pennello.

Questa si può definire una vera e propria esperienza traumatica per un paziente che si sottopone ad anestesia.

 

I casi di questo tipo sono rari, per fortuna, eppure più numerosi di ciò che si pensa.

L’anestesia cosciente riguarda gli effetti dell’anestetico che invece di addormentare il paziente per tutta la durata dell’intervento può avere effetti diversi:

 

  • il risveglio durante l’intervento
  • la paralisi del corpo rimanendo coscienti per la durata dell’operazione

 

Per quanto riguarda il risveglio prematuro niente di irreparabile se l’anestesista rimedia per tempo.

 

IL caso della paralisi è tutt’altra cosa

 

Provate ad immaginare : siete sul lettino in sala operatoria, fa freddo, vi iniettano l’anestesia e mentre aspettano vi immobilizzano le braccia, voi chiudete gli occhi sperando di rilassarvi.

Cosa succede? Il corpo si immobilizza, nessun impercettibile movimento è più possibile. Qualcosa però non quadra. Perché sentite tutto quello che le persone si dicono tra loro? La vostra mente si mette in pre-allarme. Forse ancora non ha fatto del tutto effetto l’anestesia, vi dite.

Non vedete, gli occhi sono blocccati dal nastro adesivo, però sentite tutto.

Sentite le voci, il bisturi che incide, in quel preciso istante inizia il senso di soffocamento, Cercate di urlare per il dolore e chiedete aiuto ma nessun suono esce dalla bocca paralizzata.

Ecco che sopraggiunge il panico, il cervello spinto al limite dal terrore e dal dolore, spinge la vostra coscienza fuori dal corpo. “Aiuto, sto male, non lo vedete?”

NO, loro non si accorgono di nulla perché voi non muovete un muscolo, non potete, siete prigionieri del vostro stesso corpo.

Cosa succede a chi vive un’esperienza come questa?

Queste esperienze lasciano segni indelebili e molto profondi sulla persona che può vivere al risveglio stati di depressione, shock, Disturbo Post Traumantico da Stress per moltissimo tempo.

La natura ha pensato di far si he anche il mio stato neuro-fiologico fosse tra quelli che l’anestesia non gli fa l’effetto sperato. Per me è dura ogni volta che devo affrontare anche una piccola operazione come togliere un dente. Il mio cervello quando ho dovuto subire operazioni importanti, per difendermi, mi ha fatto andare in coma per qualche ora.

Per quanto ne parli ogni volta, i medici la leggono solo come paura di affrontare l’operazione.

Per fortuna il cervello è macchina incredibile, non smetterò di esserne innamorata.

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“Shirodhara nell’ipertensione essenziale“

JOURNAL OF AYURVEDA AND INTEGRATED MEDICAL SCIENCES | MAY – JUN E 2018 | VOL. 3 | ISSUE 3

“A COMPARATIVE CLINICAL EVALUATION OF SIRODHARA WITH SUKHOSNAJALA, TILA TAILAM AND BRAHMI TAILAM IN THE MANAGEMENT OF MILD TO MODERATE ESSENTIAL HYPERTENSION”

Dr. Bhargavi M, Dr. K. Chaithanya

Negli ultimi decenni la Medicina Ayurvedica ha riscosso un crescente interesse anche in occidente rappresentando una realtà che, superando l’interesse di nicchia, si pone anche come concreto ed utile approccio integrativo alla moderna biomedicina.
La concretezza, in termini di un etico rapporto di costo/beneficio, di nuove proposte, comprese le Medicine Complementari (CAM), a favore del reale benessere dell’individuo impone, che queste soluzioni alternative si dimostrino realmente efficaci nel migliorare la globale qualità di vita dei fruitori o in termini di contributo al generale senso di benessere o come reale complemento a terapie fisioterapiche o farmacologiche in patologie anche molto diffuse.
La Medicina Ayurvedica, insieme a poche altre Medicine Tradizionali, si distingue per ampie conferme di utilità grazie al suo impiego millenario e per attuali evidenze che ne supportano i reali benefici, singolarmente o come approccio complementare alla biomedicina, come soluzione a disturbi molto frequenti. Solo per citare uno degli studi scientifici più recenti, in altra patologia, segnaliamo anche un importante lavoro clinico che ha nuovamente indicato la significativa utilità dell’approccio ayurvedico nelle problematiche osteoarticolari: Kessler, C. S., Dhiman, K. S., Kumar, A., Ostermann, T., Gupta, S., Morandi, A.,… & Michalsen, A. (2018). “Effectiveness of an Ayurveda treatment approach in knee osteoarthritis–a randomized controlled trial”. Osteoarthritis and cartilage, 26(5), 620-630.

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“Shirodhara” è forse una tra le pratiche ayurvediche attualmente di maggiore diffusione poiché si rivela notoriamente utile nell’ alleviare diffusissime sintomatologie collegate allo “stress” (ansia, insonnia, depressione, etc.), tuttavia i potenziali di questa pratica possono rivelarsi utili anche in patologie nervose più complesse.
Lo studio clinico che proponiamo in questa newsletter, pubblicato da Journal of Ayurveda and Integrated Medical Sciences nel 2018, rappresenta una conferma scientifica del razionale di utilità di “Shirodhara” nel migliorare le frequenti alterazioni della pressione sanguigna; il modello dello studio risulta di particolare interesse perché indaga, sulla matrice umana, gli effetti di Shirodhara su parametri oggettivi (come la pressione diastolica, sistolica, etc.) suggerendo potenziali generali benefici di Shirodhara nei quadri di ipertensione essenziale oltre a quelli di miglioramento delle situazioni di stress (frequentemente valutato su paramenti soggettivi).

Gli sperimentatori hanno valutato l’efficacia di Shirodhara, nell’ipotesi di un miglioramento dei parametri di pressione sanguigna, confrontando gli effetti di Shirodhara effettuato con tre sostanze diverse e cioè Acqua tiepida, Olio di Sesamo (Tila Taila) oppure Brahmi Taila.
Lo studio conclude che “Shirodhara” con tutte e tre le diverse sostanze ha modificato positivamente la pressione sanguigna avvalorando le ipotesi che questi effetti derivino dalla pratica stessa, tuttavia con maggiore significatività statistica di effetti e di mantenimento degli stessi quando condotta con Brahmi Taila; lo studio suggerisce inoltre che la pratica di Shirodhara, con sostanze opportune, renda possibile, in alcuni casi, anche la riduzione del dosaggio di farmaci antipertensivi assunti dai pazienti.
Le conclusioni delle studio partecipano a consolidare i razionali di utilità della pratica di “Shirodhara” come reale approccio integrativo e complementare alla moderna biomedicina.

Dallo studio

L’ipertensione è un problema che interessa il 25 % della popolazione mondiale; poiché la sua diagnosi è strumentale, e la sua natura è asintomatica, viene chiamata “Silent Killer”.
E’ importante precisare che l’ipertensione arteriosa non rappresenta una malattia, ma un fattore di rischio inteso come una condizione che porta a maggior probabilità che si possano presentare malattie cardiovascolari (come l’angina pectoris, l’infarto del miocardio, l’ictus cerebrale); per questi motivi quindi l’ipertensione arteriosa deve essere individuata e curata al fine di prevenire i danni che potrebbe provocare.

L’ipertensione arteriosa essenziale (o primaria), rappresenta circa il 95% dei casi di ipertensione ma non è correlabile con cause precise, identificabili e curabili; essa dipende dall’alterazione dei meccanismi regolatori delle pressione che coinvolgono il sistema nervoso autonomo e sostanze in circolo che esercitano effetti sulla pressione.
In relazione ai fattori causali ambientali riconducibili anche allo stress, l’ipertensione essenziale può rientrare anche nel disturbo psico-somatico correlato allo stress.

L’ipertensione arteriosa secondaria rappresenta il restante 5 % dei casi e, a differenza dell’ipertensione arteriosa primaria, si manifesta come conseguenza di patologie congenite o acquisite che coinvolgono reni, surreni, vasi, cuore. In questa caso la rimozione delle cause (attraverso la cura delle patologie di base) può determinare la normalizzazione dei valori pressori.

Come noto, nei pazienti ipertesi una riduzione di 5 mm di Hg nella pressione sanguigna sistolica ed in quella diastolica determina una diminuzione del rischio cardiovascolare e di ictus riducendo il tasso di mortalità in tutto il mondo.
La moderna scienza medica gestisce la problematica dell’ipertensione prevalentemente tramite il trattamento sintomatico tuttavia con frequenti effetti collaterali indesiderati; per questi motivi le linee guida del Joint National Committee (JNC 8) consigliano, per il trattamento dell’ipertensione, obiettivi terapeutici più elevati con un minor utilizzo di diversi farmaci antipertensivi e suggeriscono che la modifica delle condizioni ambientali causali ed il rilassamento sarebbero la migliore terapia iniziale.

In Ayurveda lo Shirodhara è una delle terapie panchakarma utilizzate per il rilassamento e la riduzione dello stress (citata in “Dhara kalpaas”), come trattamento preventivo e curativo per molti disturbi collegati con lo stress.
Lo studio che presentiamo si è posto l’obiettivo di valutare, attraverso un modello clinico comparativo, gli effetti di Shirodhara con Sukhosnajala, Tila tailam e Brahmi Taila sull’ipertensione di grado lieve-moderato riportando gli effetti dei tre tipi di “Dhara” sui parametri obiettivi di pressione sanguigna sistolica (SBP), diastolica (DPB), pressione arteriosa media(MAP) e pressione al polso (PP).

Anche l’India è una nazione coinvolta dal problema dell’ipertensione come dichiarato da ICMR (Indian Council of Medical Research) e AIIMS (All India Institute Of Medical Science); in India il 33% della popolazione urbana e il 25% della popolazione rurale soffrono di ipertensione (Anchala, Raghupathy, et al. “Hypertension in India: a systematic review and meta-analysis of prevalence, awareness, and control of hypertension.” Journal of hypertension 32.6 (2014): 1170.) così come circa 50 milioni di abitanti degli Stati Uniti; circa il 25% della popolazione mondiale soffre di ipertensione.
Come anticipato l’ipertensione arteriosa è un importante fattore di rischio cardiovascolare (Kannel WB, Dawber TR, Kagan A, Revotskie N, Stokes J 35. rd. Factors of risk in the development of coronary heart disease- six year follow-up experience. The Framingham Study. Ann Intern Med 1961; 55: 33-50.; Stamler J, Stamler R, Neaton JD. Blood pressure, systolic and. diastolic, and cardiovascular risks: US population data. Arch Intern Med 1993; 153: 598-615.;Vasan RS, Larson MG, Leip EP, Evans JC, O’Donnell CJ, Kannell WB, et al. Impact of high normal blood pressure on the risk of cardiovascular disease. N Engl J Med 2001; 345: 1291-7.) che contribuisce in modo significativo alla mortalità cardiovascolare (Rodgers A, Lawes C, MacMahon S. Reducing the global. burden of blood pressure related cardiovascular disease. J Hypertens2000; 18 (Suppl 1): S3-S6.; Gaziano T, Reddy KS, Paccaud F, Horton S, Chaturvedi V.Cardiovascular disease. In: Jamison DT, Breman JG, Measham AR, Alleyene G, Cleason M, Evans DB, Jha P, Mills A, Musgrove P, editors. Disease control priorities in developing world. Oxford: Oxford University Press; 2006. p. 645-62.).

Le evidenze scientifiche indicano chiaramente che la riduzione della pressione arteriosa può ridurre sostanzialmente il rischio cardiovascolare e l’ictus; infatti in percentuale una riduzione di 5 mm di Hg di SBP e DBP determina una riduzione della incidenza media dell’ictus del 35-40% (Lackland, Daniel T., et al. “Implications of recent clinical trials and hypertension guidelines on stroke and future cerebrovascular research.” Stroke 49.3 (2018): 772-779.), dell’ infarto miocardico del 20-25% e dell’insufficienza cardiaca del 50% (Prospective Studies Collaboration. “Age-specific relevance of usual blood pressure to vascular mortality: a meta-analysis of individual data for one million adults in 61 prospective studies.” The Lancet 360.9349 (2002): 1903-1913.).
Il 90-95% dei casi di ipertensione è rappresentato dall’ Ipertensione Essenziale o Ipertensione Primaria che viene definita come un killer silenzioso poiché è asintomatica ma pur essendo gestibile non sarebbe curabile mentre il restante 10-5% dei casi di ipertensione viene identificato con l’ipertensione secondaria che è curabile nelle fasi iniziali.
L’ipertensione nella sua fase finale determina complicanze di danno d’organo senza segni e sintomi, ma la maggior parte dei casi è rientra nella fase 1 e 2 cioè nella situazione di ipertensione essenziale da lieve a moderata. (Chobanian AV, Bakris GL, Black HR, Cushman WC, Green. LA, Izzo JL Jr, et al. Seventh report of the joint national committee on prevention, detection, evaluation and treatment of high blood pressure. Hypertension 2003; 42: 1206-52.).

Negli Stati Uniti su 100 persone, circa 50 persone fanno uso di farmaci antipertensivi e di queste solo 25 persone riescono a raggiungere il mantenimento ideali valori pressori (140/90) mentre 25 persone non riescono a mantenere i livelli pressori ideali; inoltre l’approccio sintomatico della riduzione dei valori con i farmaci si accompagna spesso a fastidiosi effetti collaterali.
Per questo motivi il Joint National Committee (JNC 8), rispetto alle precedenti linee guida sul trattamento dell’ipertensione, raccomanda un minor uso di farmaci antipertensivi (Chobanian AV, Bakris GL, Black HR, Cushman WC, Green. LA, Izzo JL Jr, et al. Seventh report of the joint national committee on prevention, detection, evaluation and treatment of high blood pressure. Hypertension 2003; 42: 1206-52.) e suggerisce che la modificazione e il rilassamento dello stile di vita siano la migliore terapia iniziale per la prevenzione di complicazioni per controllare la malattia e ridurre la mortalità (Stamler J, Stamler R, Neaton JD. Blood pressure, systolic and. diastolic, and cardiovascular risks: US population data. Arch Intern Med 1993; 153: 598-615.).

Nell’ottica di una visione diversa della possibile gestione dell’ipertensione essenziale, come suggerito dal Joint National Committee, vengono oggi presi in considerazione approcci complementari e tra questi anche quello ayurvedico.
“Shirodhara” (panchakarma) è uno dei trattamenti praticati in India da oltre 1400 anni per il rilassamento della mente e per contrastare molti disturbi collegati allo stress. Come anticipato lo studio propone una valutazione clinica comparativa di Shirodara praticato con tre diverse sostanze: Sukhosnajala (acqua tiepida), Tila taila e Brahmi Taila nella gestione dell’ipertensione essenziale lieve-moderata” (Dharakalpa 19th sloka, edited by Brahṃasri Tevalakkattu Nilakantasarma & Acaryopathva Srivikramatmajo Yadava Sarma; with English commentary by Sri Bhāra23rthaprasāda, pp70.); più nello specifico lo studio ha voluto valutare la globale efficacia di Shirodhara nel trattamento dell’ipertensione primaria e se la sostanza impiegata “”Dravya” avesse un qualche impatto sul globale effetto del trattamento.

Per la valutazione clinica 60 pazienti con ipertensione essenziale da lieve a moderata, sono stati suddivisi in tre diversi gruppi omogenei di trattamento (gruppo Sukhosnajala, gruppo Tila Tailam e gruppo Brahmi Tailam).
A tutti i pazienti che assumevano farmaci antipertensivi è stata sospesa, in sicurezza, la terapia farmacologica per 4 settimane prima del trattamento per escludere effetti antipertensivi dovuti al farmaco.
La pressione arteriosa è stata monitorata con un complesso schema di rilevazione multipla (in posizione supina, seduta ed in piedi), prima, durante e dopo il trattamento con Shirodhara.
In tutti i pazienti sono stati misurati i seguenti parametri oggettivi: 1. SBP: Pressione sanguigna sistolica; 2. DBP: Pressione sanguigna diastolica; 3. MAP: Pressione arteriosa media; 4. PP: Pressione del polso.

I risultati dello studio evidenziano che nel gruppo di 20 pazienti “Sukhosnajala” (Jaladhara con acqua tiepida) prima del trattamento la media di SBP, DBP, PP e MAP risultava rispettivamente di 153,65 / 90,85 / 62,80 e 111,78 mmHg mentre dopo il trattamento risultava ridotta a 151,95 / 88,95 / 63,00 e 109,95 mmHg tuttavia la differenza non è risultata statisticamente significativa poiché non vi era una grande differenza tra i valori medi di tutti i parametri. Nei 15 giorni di follow-up la media di SBP, DBP, PP e MAP è aumentata a 157,00 / 90,30 / 70,70 e 112,53 mm Hg rispetto al periodo di trattamento. Lo studio ha concluso che in questo gruppo “Jala Dhara” ha avuto qualche effetto su SBP, DBP, PP e MAP tuttavia gli effetti, dopo il trattamento, non durano a lungo.

Nel gruppo di 20 pazienti trattato con Shirodhara con Tila Taila prima del trattamento la media di SBP, DBP, PP e MAP risultava di 154,20 / 94,30 / 59,90 e 114,27 mmHg mentre dopo il trattamento la media degli stessi parametri è risultata ridotta a 146,35 / 89,95 / 56,40 e 108,75 mmHg in modo statisticamente significativo (0,01). Nei 15 giorni di follow up, la media di SBP, DBP, PP e MAP è risultata di 148,20 / 91,45 / 56,75 e 110,37 mmHg mantenendo una differenza statisticamente significativa rispetto a prima del trattamento (0,01). Lo studio ha concluso che nel gruppo trattato con Tila Taila Dhara si è osservata una riduzione significativa di SBP e che l’effetto si è mantenuto anche nel follow-up.

Nel gruppo di 20 pazienti trattati con Brahmi Taila Dhara, prima del trattamento la media di SBP, DBP, PP e MAP risultava di 159,60 / 99,75 / 59,85 e 119,70 mmHg mentre dopo il trattamento la media degli stessi parametri risultava ridotta a 142,65 / 87,05 / 55,60 e 105,58 mmHg in modo statisticamente molto significativo (0,01). Nei 15 giorni di follow up, la media di SBP, DBP, PP e MAP risultava di 140,50 / 85,20 / 55,30 e 103,63 mmHg con differenza statisticamente molto significativa (0,01) rispetto a prima del trattamento. Lo studio ha concluso che Brahmi Taila Dhara ha determinato una riduzione statisticamente significativa dei parametri oggettivi misurati e che l’effetto su SBP, DBP, PP e MAP è risultato marcatamente prolungato anche in confronto al gruppo trattato con Tila Taila.
I risultati dello studio indicherebbero che la procedura/terapia con Shirodhara trova indicazione non solo nell’alleviare i sintomi dello stress ma anche nel contenere la progressione della patologia pacificandone i segni.

Nel gruppo trattato con Jala Dhara (acqua tiepida), immediatamente al termine del trattamento si è osservata una riduzione fino a 3 mmHg della pressione sistolica (SBP) ed una riduzione di 8-10 mmHg della pressione diastolica (DBP) con una normalizzazione statisticamente significativa di MAP. In questo gruppo non è stato osservato nessun effetto su PP (pressione polso). Nei 15 giorni di follow-up si è osservato un aumento, rispetto a prima del trattamento, di SBP e PP così come anche DBP e MAP; Jala Dhara ha dimostrato di ridurre efficacemente la resistenza periferica in quanto ha diminuito la pressione diastolica fino a 10 mm di Hg.
Tra i due gruppi Jala Dhara e Tila Taila Dhara non è stata osservata una significativa differenza media nei valori pressori suggerendo che la procedura stessa di Shirodhara, nello studio, dimostrasse efficacia clinica nel ridurre i sintomi indipendentemente dalla sostanza usata per il Dhara.
Come indicato dai risultati Jala Dhara si dimostra efficace solo immediatamente dopo il trattamento ma non dimostrerebbe effetti più duraturi sui parametri oggettivi.

Nel gruppo trattato con Tila Taila Dhara, immediatamente al termine del trattamento di 14 giorni, si è osservata una riduzione di SBP fino a 8 mm di Hg, una riduzione di DBP fino a 8-12 mm di Hg, con una normalizzazione di MAP e PP statisticamente significativa (0,01). Nei 15 giorni di follow-up i valori pressori sono lievemente aumentati (di 2-4 mm di Hg in SBP e in DBP) rispetto ai quelli misurati appena al termine del trattamento ma non sono aumentati rispetto alla loro misurazione prima del trattamento; in sintesi questi risultati indicherebbero che Tila Taila Dhara è migliore di  Jala Dhara per effetto più a lungo termine sull’ipertensione.

Nel gruppo trattato Brahmi Taila Dhara, al termine dei 14 giorni di trattamento, i valori SBP sono risultati ridotti fino a 15-18 mm di Hg, i valori di DBP sono risultati ridotti fino a 12-15 mm di Hg, ed i valori di MAP e PP sono risultati normalizzati, con significatività statistica (0,01). Nel follow-up di 15 giorni, i livelli di SBP, DBP, MAP e PP sono leggermente aumentati rispetto a quelli misurati appena al termine del trattamento, ma non sono aumentati rispetto a prima del trattamento.
Anche nella fase di follow-up di questo gruppo si è osservato un aumento della pressione sistolica e diastolica suggerendo la globale natura palliativa del trattamento con Shirodhara tuttavia nei gruppi Jaladhara e Tila Taila Dhara l’aumento della pressione sanguigna si è verificato più precocemente. Gli effetti antipertensivi di Brahmi Taila Dhara, rispetto a quelli di Jala Dhara e Tila Taila, sono perdurati per un periodo più lungo suggerendone una superiorità.

Molto in sintesi la pressione sanguigna dipende da diversi fattori ma prevalentemente dalla gittata cardiaca (che è volume di sangue che il ventricolo destro e il ventricolo sinistro riescono ad espellere in un minuto attraverso l’arteria polmonare e l’aorta) e dalla generale resistenza periferica; un persistente aumento del volume di sangue (cioè della gittata cardiaca) può causare un persistente aumento della pressione sanguigna; il volume del sangue è rappresentato dal volume di sangue del circolo arterioso e da quello nel circolo venoso. Insieme alla predisposizione genetica diversi fattori ambientali, dipendenti dallo stress psicosociale cronico, possono causare una costrizione dei vasi arteriosi e periferici causando rispettivamente un anomale aumento del volume di sangue che i ventricoli devono espellere.

Come noto in Ayurveda, Shirodhara è una procedura Panchakarma impiegata principalmente per alleviare lo stress mentale e che favorisce la dilatazione dei vasi periferici. Nello studio si è nuovamente avuta la conferma che la pratica di Shirodhara, in tutti e tre i gruppi di trattamento, ha svolto un importante ruolo nel normalizzare i parametri oggettivi della pressione sanguigna tuttavia nel gruppo trattato con Brahmi Taila Dhara sono stati osservati effetti antipertensivi significativi che si sono mantenuti nel tempo più degli effetti osservati negli altri due gruppi di trattamento.

Jala Dhara ha dimostrato di contribuire alla riduzione delle pressione sia sistolica che diastolica, tuttavia questi effetti sono stati più pronunciati nel gruppo trattato con Tila Taila Dhara così come dimostrato anche nel gruppo Brahmi Taila Dhara nel quale, inoltre, i miglioramenti sono risultati più rapidi rispetto agli atri due gruppi.
Durante il trattamento si è inoltre riscontrato un miglioramento pressorio tale da consentire, in alcuni pazienti, la sospensione dei farmaci antipertensivi oppure una riduzione del loro dosaggio suggerendo che la pratica con Shirodhara può potenziare l’efficacia terapeutica dei farmaci antipertensivi contribuendo a limitarne eventuali effetti indesiderati.
I risultati dello studio suggeriscono che la pratica con Shirodhara, attraverso i suoi effetti riduzione dello stress mentale, può offrire una vantaggiosa linea di gestione integrata dell’ipertensione essenziale lieve o moderata.

A cura della direzione scientifica di Benefica
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Una volta le droghe si assumevano per evadere, ora per non farsi escludere ( Dr. Anjan Chatterjee)

Iperfunzionalità, la parola del momento.

I nuovi Superman dell’efficienza.

In una società maniacalmente iperattiva e iperefficientista, in un sistema supercompetitivo come quello odierno, diventa una corsa contro se stessi riuscire ad eccellere nella scuola, nel lavoro, nella vita.

Non sono più sufficienti risultati, capacità e memoria nella media; occorre spingere sull’accelleratore delle prestazioni del cervello per poter avere tutto sotto controllo, saper guardare oltre il visibile, riuscire ad essere effcienti in tutto.

Il pericolo di mancare al traguardo.

Tutte le volte che questo non accade, quando ci si sente soverchiati dagli avvenimenti della vita o non conformi alle richieste della società, molte persone rischiano di cadere in un senso di prostrazione, fallimento, sfiducia nelle proprie capacità.

A nessuno piace deludere se stesso e gli altri, non sapere rispondere alle sollecitazioni quotidiane, non produrre i risultati che gli altri si aspettiano da noi. Ma può succedere.

Nella società di oggi non c’è spazio per l’insuccesso.

Alcuni credono di non poter competere con le richieste della vita e allora si arrendono, non lottano contro le avversità o la noia.

In molte son le persone che  vorrebbero essere famose, potenti, raggiungere livelli stratosferici di ricchezza  o eccellere nella scuola e nel lavoro. A qualsiasi costo vorrebbero conquistare traguardi altissimi.

Come facco a essere il migliore?

Una soluzione a portata di mano, facile da usare è l’uso di stimolanti del cervello,

Alla base dell’uso di queste pillole è il messaggio per nulla subliuminale che ti dice “Devi concentrarti” , “ Devi essere il tuo miracolo” più per la società che per te stesso, produrre e innovare, devi dae il massimo

Stiamo parlando di:

Adderal, Ritalin Uno, Concerta, Vyvanse, FocalinX, Provigil ( Modafinil nel nome generico).

Cosa sono?

Sono composti di sali di anfetamina solitamente prescritti ai bambini che soffrono di ADHD, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività, per il loro effetto calmante e di incremento della concentrazione.

Gli stimolanti sono divisi in 2 gruppi:

  • Anfetamine ( principale componente dell’Adderal)
  • Metilfenidato ( pricipale componente del Ritalin e del Concentra)

L’unica differenza tra le metamfetamine vere e proprie e i farmaci nootropici, dal Greco, noos (mente) e tropein (sorvegliare), è un gruppo metilico aggiuntivo nel composto chimico della metamfetamina.

Come agiscono?

Queste sostanze agiscono all’interno delle catecolamine nel cervello che, essendo legate per il 50% alle proteine del sangue, vanno in circolo.

Il sistema delle catecolamine è diviso in due tipi chamati:

  • Norepinefrina (o noradrenalina o adrenalina)
  • Dopamina

Gli stimolanti cerebrali incrementano il rilascio delle catecolamine nel cervello oppure ne bloccano la ricapatazione.

Solitamente occorrono 40 minuti prima che inizino a fare effetto, poi il battito inizia ad accellerare, la sudorazione aumenta, piuò dare un senso di euforia o di pace profonda.

Queste sostanze, attivando l’irrorazione del sangue e il metabolismo energetico cellulare, servono per aumentare le capacità cognitive, la concentrazione, la funzionalità intellettiva.

Migliorano i tempi di reazione, alzano la soglia di tolleranza al dolore, allegria, acuiscono la concentrazione e la sensazione di autostima.

Smart drugs o smart nutrients

Ai giorni nostri questi farmaci vengono utilizzati come “Smart Drugs” ( trad. farmaci intelligenti), o “smart nutrients” o nootropici.

Le sensazioni che si provano quando si fa uso di queste sostanze hanno reso l’Adderal, il Ritalin, il Vyvanse le sostanze più gettonate per studenti e lavoratori a cui sono rischeste altissime prestazioni.

All’improvviso tutte le possibiltà diventano reali, allora vuoi correre per raggiungerle , vuoi restare sveglio tutto il tempo necessario a realizzarle. Prontezza, tempi di reazione velocissimi, euforia danno un senso di pienezza, di riuscire ad utilizzare la maggior parte delle capacità di cui è dotato un essere umano.

Ottimi per la memoria, l’attrazione per gli effetti d questi neurostimolatori ha colpito anche la popolazione degli over 65, iche ha iniziato a farne largo uso. A pensarci bene, a nessuno piace perdere la memoria quando invecchia.

RISCHI

Ogni farmaco che si rispetti ha il suo bugiardino, in quello dei farmaci nootropi le maggiori conrtroindicazioni riguardano:

Problemi cardiovascolari

Psicosi

Dipendenza

Insonnia cronica

Iperattività compulsiva

Forse la cosa peggiore è che gli stimolanti aiutano prima di danneggiare e questo rischia di creare una dipendenza non tanto dalla sostanza ma una dipendenza psicologica

Vuoi essere un ossessivo efficientista? Prendi le smart drugs

Hacking cerebrale

L’HAcking cerebrale, di cui si sta parlando molto, è un sottoinsieme del biohacking, un modo per potenziarsi, andare a mille.

Il Potenziamento cognitivo è diventato un argomento molto seguito, specie dopo l’uscita di film come Limitless.

Ciò che ci spinge a oltrepassare i confini delle nostre capacità intellettive è certamente dovuta alle pressanti richieste della società ma anche alla nostra curiosità, alla percezione che siamo molto di più , alla voglia di oltrepassare i confini per farne di nuovi.

L’Adderal, il Concentra, il Ritalin danno la sensazione che tutto si può fare meglio e in breve tempo, si ha la lucidità per osservare le cose in senso più chiaro e critico.

Conclusioni

il potenziamento cognitivo è già una realtà in una metarealtà. E’ necessario farsi  domande. Quanto sono utili, in realtà? Sono potenzialmente dannose, rischiano di dare dipendenza?  Lo sviluppo delle capacità cognitive può andare a discapito di altre facoltà?

Tutte queste domande necessitano di risposte scientifiche precise e di ricerca approfondita.

Esistono in commerco anche prodotti legali e meno dannosi come il MindMatrix, l’Optimind, il Neurofit.

Riflettiamo bene prima di assumere sostanze stimolanti , magari con un pò di impegno siamo capaci da soli di raggiungere certi risultati.

 

 

 

 

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Siamo sicuri che il grasso in eccesso sia tutto visibile?

Steatosi epatica, minaccia invisibile al benessere.

La steatosi epatica=fegato grasso, è una patologia molto diffusa che altera le cellule del fegato con un  accumulo, al loro interno, di una quantità  anomala di trigliceridi (metabolismo lipidico=steatosi). 

Questo eccesso di grassi nel tessuto epatico può conclamarsi se si sceglie una dieta ricca di grassi, nel caso di un uso smodato di alcoolici ma anche semplicemente per un sovraccarico funzionale dell’organo.

Si calcola che un italiano su tre soffra di steatosi epatica, ma spesso non ne ha consapevolezza fin quando non si sottopone a ecografia addominale. E’ una condizione che può insorgere, più facilmente, tra i 35-60 anni anche se colpisce, in casi più rari, anche bambini e i giovani adulti.

E’ importante sottoporsi regolarmente a esami diagnostici per prevenire il rischio di danni permanenti al fegato soprattutto quando si soffre di diabete, colesterolo alto, sindrome dell’ovaio policistico, disturbi della tiroide, obesità oppure si segue un’alimentazione squilibrata e con troppi grassi.

Quali sono i sintomi della steatosi?

Il fegato grasso è una condizione che nella maggior parte dei casi è priva di sintomi, Molte persone ne vengono a conoscenza solo se  si sottopongono, talvolta per altri motivi, a ecografia addominale. Nel 15% dei casi la steatosi può trasformarsi in steatoepatite, uno stato infiammatorio che può causare la  cirrosi.

E’ importante prestare molta attenzione ai disturbi che la steatosi, in fase iniziale, può causare:

  • Dolore nel lato destro superiore della pancia: spesso si tratta di un dolore temporaneo; tuttavia, nella maggior parte dei casi, l’origine dei dolori in quella zona dell’addome è più frequentemente associata alla colecisti o a infiammazione del colon.

Quali sono le cause?

Le cause d’insorgenza della Steatosi epatica possono essere molteplici:

  • Diete troppo ricche di grassi a cui, spesso, è associato sovrappeso e obesità o il suo opposto, digiuni squlibrati e prolungati nel tempo con conseguente rapida perdita di peso.
  • Anemia
  • Carenza di Vitamina B12
  • Consumo eccessivo di alcolici
  • Elevati livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue
  • Diabete di Tipo 2
  • Anemia
  • Attività fisica eccessivo
  • L’uso di alcuni farmaci
  • Squilibri ormonali
  • Deficit di carnitina

Il ruolo delle macromolecole……

I trigliceridi, lipidi presenti nel nostro organismo, svolgono una funzione importantissima in quanto forniscono i nutrienti di cui il nostro corpo ha bisogno per il suo corretto funzionamento.

Se la quantità di queste molecole nel sangue è molto elevato  aumenta il rischio di incorrere in numerosi disturbi, la steatosi ne è un esempio, se non il diabete di tipo II, o le cardiopatie ischemiche.

Questo è dovuto all’aumento di  potenziale di coagulazione del sangue, precursore della trombosi.

L‘ormone Insulina farà in modo che queste molecole vengano rilasciate nel circolo sanguigno nel momento in cui si rendano necessarie energie da spendere durante la giornata. Se questo meccanismo di rifornimento energetico fosse deficitario o addirittura assente, saremmo costretti a nutrirci di continuo per non rischiare di rimanere privi di forze.

La Vitamina B7Colina ha il compito di trasportare i lipidi dal fegato ai muscoli  e al tessuto adiposo, in questo modo mantiene l’equilibrio delle cellule lipidiche depositate nel fegato.

 

I danni di un’alimentazione poco equilibrata

Purtroppo la nostra alimentazione, povera di nutrienti essenziali come gli acidi grassi, vitamine e sali minerali ma ricca di carboidrati e grassi, di cui molti saturi, causano un’immissione abnorme di queste sostanze che diventano molto difficili da smaltire per il nostro organismo,  causando un accumulo nelle arterie e nel fegato di trigliceridi (Ipertrigliceridemia).

Questo può comportare una serie di danni; il fegato, non solo è particolarmente sensibile ai processi steatosici in quanto organo preposto al  metabolismo dei lipidi, ma è anche responsabile dell’inattivazione di numerose sostanze tossiche la cui circolazione è prevalentemente venosa.

Prevenzione e trattamenti

La corretta alimentazione è la base per evitare o migliorare la situazione di steatosi, che di per sè può non essere una vera e propria malattia se non si persiste in un comportamento scorretto ai danni del fegato.

Per esempio, in caso di steatosi, sono cosigliati  alimenti ricchi di colina come: tuorlo d’uovo, merluzzo, fagioli, germe di grano,  spirulina, pappa reale, lecitina di soia, spinaci.

Importante:

1) eliminare il consumo di alcool, 

2) un regime alimentare corretto, diminuire i cibi industrializzati, diminuire l’uso di carne rossa, latte   e latticini,

3) consumare più frutta e verdura, 

4) fare attività sportiva o semplicemente movimento, come una passeggiata veloce, nuoto, ciclismo

5) effettuare controlli periodici delle transaminasi.

N.B. non è provata l’azione curativa dei farmaci per la steatosi epatica

Il Fegato per la Medicina Cinese

Il fegato per la Medicina Cinese assicura il libero fluire dell’energia vitale (Qi), che regola la digestione, consente un buon fluire della bile.

L’azione del Fegato è molto importante in quanto accumula il sangue e ne regola l’afflusso nell’organismo fondamentale per nutrire organi, muscoli e tendini.

Nella Medicina Cinese gli organi son visti nella loro duplice funzione fisiologica ed emozionale; il fegato determina infatti il libero fluire delle emozioni, un organo sano permette un armonico ed equilibrato stato psichico.

Ecco perchè èm importantissimo depurare il fegato se si vuole  ristabilire correttamente le sue funzionalità.

 La Medicina occidentale consiglia di assumere i rimedi per il fegato  al mattino a digiuno.

Secondo l’orologio della Medicina Tradizionale Cinese, invece, è consigliato assumerli tra l’1 e le 3 del mattino o tra le le 13 e le 15 del pomeriggio in quanto sono le due fasce orarie della funzionalità epatica.

 

Acqua tiepida e limone.

Bere il succo di un buon limone di Sicilia in un bicchiere di acqua tiepida mezz’ora prima di andare a dormire per 3 settimane. Il limone apporta vitamina C e svolge azione diuretica e depurativa.

Zenzero, succo di limone e foglie di timo fresco.

La combinazione perfetta per perdere peso e disintossicare il fegato. Lo zenzero contiene, come il limone, grandi quantità di vitamina C ed altri nutrienti importanti per il fegato, è un antiossidante e antinfiammatorio, oltre a promuovere la funzione metabilica.

Portare ad ebollizione una tazza d’acqua, togliere dal fornello e aggiungere un pezzo di zenzero e il succo di mezzo limone. Far riposare e bere. Questo per  3 volte a settimana, prima di andare a dormire.

Acqua di fonte, menta, ruta e miele.

La menta facilita la digestione, il mentolo contenuto nelle foglie di menta oltre alla clorofilla costituiscono un ottimo deputativo , aumentando la capacità del corpo di eliminare le scorie depositate in fegato e colon.

Bollire un bicchiere d’acqua, poi  aggiungere qualche foglia di menta e levare dal fuoco.Unire del miele di castagno e bere per 3 settimane prima di andare a dormire.

 

 

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